La pre-condizione di una qualsivoglia conversazione quotidiana, posta nella forma di utile e piacevole scambio di pareri, consta nella presenza di partecipanti, il cui precipuo obiettivo è ascoltarsi reciprocamente e integrare/modificare, quando è il caso, il personale bagaglio di convinzioni.
Alla fin fine, tale pre-condizione viene esaudita solo residualmente: di norma, infatti, la conversazione è ben lungi dal rappresentare un utile e piacevole strumento di inter-comunicazione.
Non è frequente, pertanto, assistere o partecipare ad una conversazione nella quale si esercita l’utile-piacevole finalità di riflettere congiuntamente sulla qualità delle convinzioni degli interlocutori.
Lo scadimento, la caduta libera della conversazione, è inesorabile quando mancano, vuoi la disposizione mentale all’auto-correzione, vuoi l’ interesse delle parti di ascoltarsi, tanto più quando le convinzioni sono, come prevedibile, discordanti. E’ questo il punto di non ritorno in cui il significato della conversazione si palesa nella forma della disputa ego-centrica.
In tal senso di marcia, è sintomatica la presenza di interlocutori, il cui unico sacro fuoco è mandare in onda la propria lectio memorabilis.
Fenomeno paradossale è limitare la potenzialità quotidiana della conversazione, vista la straordinaria possibilità del linguaggio umano di con-correre quale mezzo di inter-migrazione delle idee.
Per tradurre ulteriormente il concetto, una conversazione assume significato solo quando gli interlocutori si prendono reciprocamente sul serio (cit. Jacob Neusner) e quando la comune idea conversativa è pre-ordinata ad un interesse effettivo per la conoscenza e non è irrimediabilmente contaminata e compromessa dai preconcetti.
Concludendo, dinanzi ad una conversazione a somma zero, in cui le singole convinzioni, onde evitare feroci dispute, debbono necessariamente coincidere, è interessante menzionare il commento che Richard Wagner rivolse ad una interlocutrice, con la quale pareva sussistere totale convergenza e consonanza di pensiero: “abbiamo così tanti punti in comune che già non sappiamo più cosa dirci”. Massimiliano Barbin Bertorelli
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