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Crollo Morandi, nuovo a.d. Aspi conferma: degrado rete peggiore di quanto dicevano

Tragico crollo Ponte Morandi: 43 vittime (foto repertorio fb)

“Nel 2020 abbiamo visto un incremento dei coefficienti di rischio anche di oltre il 200% rispetto a quelli rilevati da Spea, mentre nel 2019 era del 50%. Già dal settembre del 2018 affiancammo ai controlli effettuati da Spea due società esterne, prima per le ispezioni sui viadotti e poi anche sulle gallerie. E ci accorgemmo che i voti assegnati da Spea erano molto migliori rispetto a quelli assegnati dalle società esterne. Poi a Spea è stato tolto il compito di sorveglianza”.

E’ la sintesi di quanto dichiarato stamane nell’aula del Tribunale di Genova dal nuovo amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Roberto Tomasi, sentito come teste nel corso del processo per il tragico crollo del Ponte Morandi, avvenuto quel maledetto 14 agosto 2018 con 43 vittime.

L’attuale a.d. di Aspi ha inoltre spiegato come, dopo l’esautoramento di Spea e l’affidamento delle ispezioni a società esterne, siano stati “trovati in tutta la rete 27mila difetti, con diverse gradazioni di gravità, non segnalati da Spea: 6mila nelle sole gallerie della Liguria. Pertanto ritenemmo inaffidabile Spea”.

Spea era la società controllata da Aspi che si occupava della sorveglianza.

Tomasi ha spiegato il cambio di passo di Aspi dopo il suo arrivo come amministratore delegato e direttore generale di Aspi.

“Dall’inizio del mio mandato, nel febbraio 2019, come amministratore delegato del gruppo Aspi, ho messo tutto il mio impegno per attuare un grande piano di trasformazione aziendale, rinnovando il management e cambiando radicalmente le modalità di monitoraggio e manutenzione della infrastruttura, anche grazie all’adeguamento delle normative che ci ha consentito di rafforzare la nostra azione.

Attualmente il piano prosegue a pieno regime su tutta la rete nazionale.

Il cambio di passo aziendale è un elemento riconosciuto anche in questa sede.

Il livello di degrado della rete era sostanzialmente peggiore di quanto era emerso dalle ispezioni di Spea.

Nel 2019 si era partiti con la verifica di 33 opere con due società esterne poi si è passati a 66. Ma vedendo la non omogeneità dei punteggi abbiamo esteso i controlli a tutta la rete”.