Poliziotti e agenti della Digos, insieme a vigili del fuoco, sabato sera sono intervenuti nell’edificio dell’ex facoltà di Economia in via Bertani a Genova Castelletto, per far sloggiare i giovani del centro sociale Buridda che nel pomeriggio avevano di nuovo occupato l’edificio (lo scorso luglio erano stati sgomberati anche dalla sede dell’ex Magistero in corso Monte Grappa).
Poco prima che le Forze dell’ordine arrivassero, però, i giovani di sinistra avevano già abbandonato lo stabile, anche perchè avevano già pianificato di andarsene e di occupare soltanto alcune ore “simbolicamente” via Bertani.
La struttura è infatti fatiscente e pericolante. Da qui l’intervento dei vigili del fuoco per mettere in sicurezza l’edificio ed evitare altri blitz.
Quelli del Buridda erano stati sfrattati da via Bertani nel 2014, durante il mandato della giunta del sindaco Marco Doria, perché l’Università voleva trasformare l’edificio in uno studentato.
“La città di sotto – hanno dichiarato i responsabili del Buridda su fb – sabato 9 novembre si è ripresa i suoi spazi. Spazi di lotta, di gioia, di protagonismo.
Spazi non identificabili nelle logiche di chi da giorni prova a trovare l’ennesimo responsabile al di fuori si sè dell’astensionismo che ha segnato le scorse elezioni; sono spazi che ci spettano e non più lasciati alla speculazione di chi continua a scavare fossi tra il centro e le periferie.
Spazi che, dopo essere stati sgomberati 10 anni fa, sono ridotti all’incuria, all’abbandono.
Ieri abbiamo simbolicamente dimostrato che la città di sotto rivuole la sua Buridda rivuole i suoi spazi ed è pronta, determinata a riprenderseli. L’occupazione della nostra vecchia casa via Bertani 1 è stata una taz simbolica, poichè dopo anni di incuria e abbandono abbiamo trovato lo spazio inagibile.
Quando un luogo non viene più vissuto e attraversato, negando l’accesso a chi con la sua presenza costante se ne prende cura e lo rende vivo attraverso laboratori, eventi, e sogni ma viene lasciato vuoto, senza finestre e lasciato alle intemperie, diventa pericolante e non stabile. Ed è molto più comodo lasciare un edificio pericolante in mezzo alle case vuoto, che permettere che viva attraverso politica e socialità.
Da quell’edificio, questa volta, siamo usciti volontariamente ma con la consapevolezza che questa città presto riavrà la sua Buridda e che nessuno potrà evitarlo. Buridda Vive”.