Raid notturno durante l’occupazione. Le indagini della Digos: nessuna matrice nazifascista
Stamane gli investigatori della Digos genovese hanno condotto un’operazione che ha portato al fermo di nove giovanissimi, quasi tutti minorenni, nell’ambito delle indagini sul raid vandalico avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 ottobre presso il liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Genova.
Due soltanto sono 18enni. Risultano italiani e “maranza” ossia migranti di seconda generazione, residenti in diversi quartieri della città e studenti (molti di istituti professionali) slegati dall’area dell’estrema destra genovese.
In giornata i fermati sono tornati dalle loro famiglie e restano indagati.
L’istituto scolastico di via Arecco, in quei giorni, era occupato dagli studenti in segno di protesta “contro la riforma scolastica e per chiedere maggiori spazi di agibilità politica”.
L’operazione è scattata all’alba con perquisizioni domiciliari in vari quartieri genovesi, nell’ambito di un’attività investigativa durata settimane, finalizzata a reperire riscontri oggettivi alle immagini acquisite.
Riconoscimento dai capi d’abbigliamento e contestazione dei reati
L’identificazione dei sospetti è avvenuta anche grazie ai filmati delle telecamere di videosorveglianza e di video amatoriali diffusi sui social, in cui si vedevano i giovanissimi teppisti entrare nell’istituto con volto parzialmente coperto.
A tradirli sono stati elementi come una felpa rossa, scarpe da ginnastica e una giacca a vento nera con strisce: abiti che corrispondevano a quelli trovati nelle abitazioni durante le perquisizioni.
I reati contestati includono danneggiamento aggravato (vetrate infrante, banchi rovesciati e scritte sui muri), violenza privata (minacce e spintoni verso gli occupanti) e invasione di edifici (ingresso non autorizzato all’interno della scuola).
Sebbene siano state rilevate scritte fasciste (tra cui lo slogan «Viva il Duce» e la traccia di una svastica), gli inquirenti non ritengono al momento configurabile “un’aggravante di matrice ideologica fascista”. Stante le risultanze delle indagini e l’estraneità dei giovanissimi con l’area dell’estrema destra genovese, frasi e simboli isolati non sono stati infatti ritenuti sufficienti a configurare un “disegno ideologico” strutturato.
Le prossime fasi: interrogatori, esami digitali e contesto della protesta
Per sette dei fermati (minorenni) e due neomaggiorenni, ora si apre la fase degli interrogatori. Anche i genitori dei giovanissimi sono stati raggiunti dalle Forze dell’ordine nelle prime ore del mattino, e alcune famiglie hanno già preso contatti con i loro avvocati.
Gli inquirenti approfondiranno l’esame dei telefoni cellulari e delle chat sequestrate, per verificare eventuali gruppi di coordinamento, moventi e legami con la violenta azione dimostrativa.
Tuttavia, al momento, l’ipotesi più accreditata è un regolamento di conti dopo uno screzio avuto con qualcuno degli occupanti del liceo. Il branco avrebbe deciso di vendicarsi facendo saltare la festa organizzata dai ragazzi del Da Vinci e di spaccare tutto quello che trovava a portata di mano.
L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di tensioni nelle scuole genovesi, dove si sono registrati altri raid vandalici ed episodi di violenza.
L’assalto al Da Vinci è avvenuto durante un’occupazione studentesca pacifica, approvata dall’assemblea d’istituto, che chiedeva spazi e diritti in materia educativa.
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