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All’Auditorium dell’Acquario un appuntamento speciale

All’Auditorium dell'Acquario un appuntamento speciale
All’Auditorium dell'Acquario un appuntamento speciale

All’Auditorium dell’Acquario un appuntamento speciale. “Un’anima in gioco per l’uomo Dostoevskij”, domani alle 17 l’adattamento di Bergamini.

All’Auditorium dell’Acquario un appuntamento speciale che chiuderà il ciclo di Mercoledì Scienza “Aperitivo scientifico”.

Organizzato dall’associazione Amici dell’Acquario, in collaborazione con Acquario di Genova e Costa Edutainment.

Anche questo speciale appuntamento, come tutti gli incontri, si svolge in presenza, alle ore 17 presso l’Auditorium dell’Acquario, ed è visibile successivamente sul canale YouTube dell’Associazione o direttamente sul sito www.amiciacquario.ge.it.

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili e secondo le modalità previste dalle ultime disposizioni ministeriali.

Lo scrittore, di cui nel 2021 è ricorso il bicentenario della nascita, ci ha lasciato romanzi immortali, riflessioni filosofiche, politiche ed estetiche. Ma chi era l’uomo Dostoevskij, quell’uomo geniale e fragile sempre in bilico, sempre in gioco con la vita?

Fëdor Michajlovič Dostoevskij ha tratteggiato con sapienza tipi e personaggi, scavando instancabilmente nell’animo umano, trascinando con sé lettori e studiosi nell’intreccio delle sue storie e delle sue idee così come nel dedalo delle vie pietroburghesi.

C’è però ancora un altro dedalo in cui perdersi, ed è quello della vita dell’uomo Dostoevskij: un’anima ombrosa, profonda, appassionata, custodita in un corpo dalla salute cagionevole, che poteva sembrare ora anziano, ora giovane, a seconda dell’umore del momento, della situazione, delle emozioni che lo attraversavano.

Chi era l’uomo Dostoevskij? Un’anima in gioco, sempre. Il bambino disubbidiente che scappa a chiacchierare con i pazienti dell’Ospedale dei Poveri, o ad aiutare le contadine nei campi; o quello ubbidiente, che recita Puškin a memoria con i fratelli e intanto che lo impara se ne innamora; lo studente di ingegneria, ob torto collo, che studia, sì, ma coltiva letteratura, e appena può ne fa la sua ragione di vita.

Il giovane scrittore travolto dal successo così all’improvviso che non sa come maneggiarlo, e, subito dopo, travolto da una condanna che, in un gioco atroce, lo trascina al patibolo per poi tirarlo indietro all’ultimo momento.

Il forzato, che in Siberia impara a sopravvivere ma anche a interrogare il Vangelo come fosse un oracolo; l’uomo innamorato come se non ci fosse un domani, tutte le volte, geloso alla follia fino a stancarsi della donna amata – solo di Anna non si stancherà, mai; l’uomo legato a filo doppio, per dieci anni, alla roulette; l’uomo vessato dai debiti, sempre, in gioco contro il tempo per consegnare l’ultimo romanzo.

E infine l’uomo che credeva profondamente nell’animo del suo popolo, e nella bellezza.

Quest’uomo lo abbiamo trovato dentro e, soprattutto, fuori dai suoi romanzi, nel suo epistolario e nei ricordi della sua seconda moglie, Anna Grigor’evna, che dal momento in cui lo conobbe decise che il suo compito sarebbe stato quello di affiancare e proteggere quell’anima geniale e fragile, sempre in bilico, sempre in gioco con la vita.

Durante la mise en espace quattro lettrici e due lettori danno voce e corpo, a leggìo e nello spazio scenico, alle parole dei protagonisti di una storia durata sessant’anni: la vita dell’uomo Dostoevskij.