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Ex Ilva, trattativa in esclusiva con il fondo Flacks: investimento da 5 miliardi e ruolo dello Stato al 40%

Ex Ilva, trattativa in esclusiva con il fondo Flacks: investimento da 5 miliardi e ruolo dello Stato al 40%
L'ex Ilva di Cornigliano

Avviato il negoziato tra il gruppo britannico e i commissari straordinari: obiettivo chiudere entro il primo quadrimestre 2026, tra rilancio industriale e tensioni sindacali

È ufficialmente entrata nel vivo la trattativa in esclusiva tra il fondo internazionale Flacks Group e i commissari straordinari di Ilva e Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. L’obiettivo dichiarato è arrivare a un accordo entro il primo quadrimestre del 2026, aprendo una nuova fase per il più grande impianto siderurgico integrato d’Europa. A confermare l’avvio del confronto è stato lo stesso fondatore del fondo, Michael Flacks, che su LinkedIn ha annunciato di aver raggiunto un’intesa preliminare con il governo italiano per l’acquisizione dell’ex Ilva.

Fonti vicine al dossier chiariscono che non si tratta ancora di un accordo definitivo, ma di una fase negoziale esclusiva autorizzata dai comitati di sorveglianza delle due società commissariate. L’eventuale intesa dovrà poi essere sottoposta al vaglio dell’esecutivo, chiamato a esprimere la decisione finale su una delle partite industriali più delicate del Paese.

Il piano industriale e il ruolo dello Stato

Al centro della proposta del gruppo Flacks c’è un investimento complessivo stimato in 5 miliardi di euro, destinato al rilancio produttivo e alla tutela dell’occupazione, oggi pari a oltre 8 mila addetti. L’offerta prevede un valore simbolico di acquisizione pari a un euro, accompagnato però da un impegno finanziario di lungo periodo. Nella proposta è inclusa anche una partecipazione dello Stato pari al 40 per cento, elemento che il governo considera strategico per garantire controllo pubblico, continuità industriale e sostenibilità del piano.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, punta a chiudere l’operazione entro i primi quattro mesi del 2026, in modo da assicurare certezze produttive e occupazionali a un sito che resta centrale per l’economia nazionale e per la filiera dell’acciaio europea.

La situazione produttiva e le criticità a Taranto

Il contesto resta tuttavia complesso. Dalla Procura di Taranto è arrivato un nuovo no al dissequestro dell’altoforno 1, fermo dallo scorso maggio in seguito a un incendio. Attualmente lo stabilimento pugliese opera con il solo altoforno 4, con una capacità produttiva fortemente ridotta. Anche il riavvio dell’altoforno 2, inizialmente previsto per il 31 dicembre, risulta slittato, alimentando ulteriori preoccupazioni.

A fronte di questo scenario, i lavoratori in cassa integrazione straordinaria a Taranto sono destinati a salire a circa 6.000 unità a partire da gennaio, su un totale di circa 8.000 dipendenti. Una situazione che continua a generare forte apprensione tra i sindacati, preoccupati per la tenuta occupazionale e industriale del sito.

Le posizioni dei sindacati e il confronto con il governo

Le organizzazioni sindacali guardano con cautela alla trattativa. La Uilm, attraverso il segretario generale Rocco Palombella, ha espresso forte contrarietà all’ipotesi di affidare il futuro di migliaia di lavoratori a un fondo di investimento, ribadendo la necessità di un ruolo centrale dello Stato. Anche la Fiom Cgil, con il coordinatore nazionale siderurgia Loris Scarpa, sottolinea l’urgenza di una società a maggioranza pubblica capace di garantire decarbonizzazione, continuità industriale e tutela occupazionale.

Più prudente la posizione della Fim Cisl. Il segretario nazionale Valerio D’Alò invita a non concentrarsi sul nome dell’investitore, ma sulla solidità del piano industriale, sulla sostenibilità ambientale e sulla garanzia di occupazione per tutti i lavoratori coinvolti.

Il profilo di Michael Flacks e la strategia del gruppo

Michael Flacks, imprenditore britannico nato a Manchester nel 1967, ha costruito la propria fortuna rilevando e rilanciando aziende in difficoltà. Secondo la Sunday Times Rich List 2025, il suo patrimonio personale è stimato in 1,68 miliardi di sterline, pari a circa 1,93 miliardi di euro. Il fondatore di Flacks Group ha dichiarato di non essere interessato ad aziende già redditizie, ma a realtà complesse da trasformare, definendo l’ex Ilva “unica nel suo genere” e difficilmente replicabile altrove.

Il gruppo, con sede a Miami, opera a livello globale ed è specializzato in acquisizioni di asset industriali in crisi. Nel corso degli anni ha investito in settori che spaziano dalla manifattura alla chimica, dall’energia alla metallurgia, con una particolare attenzione ai siti industriali dismessi o caratterizzati da criticità ambientali. Nel 2020 il valore complessivo degli asset gestiti superava i 2,5 miliardi di dollari, mentre tra il 2021 e il 2023 sono state concluse ulteriori acquisizioni per oltre 250 milioni di dollari.

Secondo quanto dichiarato dallo stesso Flacks in una recente intervista a Bloomberg, il gruppo punta a interventi rapidi, senza lunghe condizioni sospensive, con l’obiettivo di rigenerare impianti industriali complessi e renderli sostenibili nel lungo periodo, anche dal punto di vista ambientale.

Un passaggio cruciale per il futuro dell’acciaio italiano

Il dossier ex Ilva resta uno dei più delicati per l’industria italiana. La trattativa con il fondo Flacks rappresenta un passaggio chiave in un contesto segnato da incertezze produttive, pressioni occupazionali e interrogativi ambientali ancora aperti. In attesa della convocazione ufficiale a Palazzo Chigi per l’illustrazione del piano industriale, il confronto tra governo, sindacati e investitori si conferma decisivo per il futuro dell’acciaieria e per l’intero sistema siderurgico nazionale.

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