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Quanto costerebbe la benzina senza le accise?

Sciopero dei benzinai ridotto: terminerà questa sera
Lo sciopero dei benzinai è terminato in anticipo.

Quanto costerebbe la benzina senza accise? Sono ben 19 le accise che pesano sul prezzo dei carburanti e molte sono del secolo scorso….

Leggiamo dalle rilevazioni di oggi 14 marzo del Quotidiano Energia che “la media nazionale” del gasolio, a causa della guerra in Ucraina, “supera di poco la benzina”. Facendo un passo indietro tra le varie notizie settimanali sfogliate nel sito ufficiale del ministero della Transizione si legge che lunedì 7 marzo la benzina costava in media 1,95 euro al litro di cui 1,08 euro di penalizzazione fiscale e 87 centesimi di prezzo industriale. Il gasolio 1,82 al litro di cui 94 centesimi di disincentivo fiscale e 88 centesimi di prezzo industriale. Noi consumatori del 2022 paghiamo ancora oggi a un Fisco della guerra d’Abissinia!

Riportiamo i dati numerici anche per dare notizie tratte da fonti ministeriali.

Tolte le tasse prima citate, il costo dei carburanti italiani è più basso della media europea. In termini percentuali, la penalizzazione del Fisco sui carburanti è il 55% del costo finale della benzina e il 51% del prezzo totale del gasolio. Per gli adoratori del dettaglio, alla rilevazione di lunedì 7 marzo sulla benzina l’accisa è pari a 72,8 centesimi e l’Iva 35,2 centesimi. Per il diesel, 61,7 di accisa e 32,9 di Iva al 22%.

Un po’ di storia delle accise che tormentano il sonno degli italiani tra cui le tasse sulla guerra d’Abissinia… per fare un esempio.

L’accisa di 1,08 euro di peso fiscale sulla benzina sono formati di decine di aumenti, si incomincia con le prime automobili fino alle moderne auto Euro6, lo Stato italiano ha finanziato con tasse ogni sua impresa e ogni momento di difficoltà. Era il 1935 quando si aggiunse un’accisa salata di ben 1 lira e 90 centesimi, pari a un rincaro improvviso di ben 2,19 euro di oggi.”  Ma le auto erano pochissime, chi poteva permettersi il lusso di una vettura poteva concedersi anche un rincaro così scottante.

Sempre sulle accise: dall’una tantum all’una semper

Nel Paese con il fisco più fantasiosamente avido le tasse sui carburanti sono lo strumento più ricorrente nelle situazioni di emergenza. I decreti di rincaro fiscale non hanno mai espresso in modo chiaro i motivi e la durata delle nuove accise,  così a emergenza finita, i Governi con elegante sventatezza si sono sempre scordati di togliere la tassa di scopo. A parole erano «una tantum», nei fatti restavano «una semper». La terribile guerra in Bosnia (23,11 lire al litro) fu l’unico caso trasparente di finalità con data di scadenza (fino al 31 dicembre 1996), però pochi giorni prima della scadenza,  la solita elegante distrazione rese stabile per sempre il rincaro fiscale.

Suez, il Belice e gli altri.

Oltre alla guerra d’Abissinia, le accise furono aumentate per pagare i danni e le ricostruzioni delle grandi tragedie del Vaiont (10 lire, ottobre ’63) e dell’Irpinia ’80 con 75 lire di aumento e gli interventi umanitari in Libano 205 lire nel 1983, divise in due comode rate. E poi altre 14 lire per affrontare la crisi internazionale del canale di Suez del 1956; altre 9,6 lire (Ige esclusa) per i danni dell’alluvione di Venezia e Firenze del 4 novembre 1966; ancora 10,07 lire per il terremoto del Belice del ’68; altre 99,8 lire per il terremoto del Friuli del maggio ’76. Purtroppo ad ogni rifornimento insieme con l’automobile camminano i fantasmi della marcia senza tempo del Regio Esercito verso Addis Abeba. ABov