Il mito della sorte incombente | Il Nano Morgante
[caption id="attachment_215495" align="alignleft" width="728"] Il mito della sorte incombente[/caption]
GENOVA. 27 AGO. Sfatare un mito è impresa ardua. Il mito, una volta mito, tende a rimanere tale. Ed il conseguente obiettivo di sfatarlo rischia di essere un obiettivo individuale esorbitante, utopico. Il più delle volte, inutile. Tanto quanto la sua creazione.
Non di meno, il mito dellinerranza, cioè dellinfallibilità (in questo caso applicata al quotidiano), dovrebbe essere sfatato per alleggerire linsormontabile fardello che ostacola le idee e lagire. Tanto più che, in conforto allassunto, ogni idea meritoria e lodata azione hanno, nel tempo, sempre comportato innumerevoli errori ed altrettanti tentativi. Ed enfatici (anche se postumi) encomi.
Confidando quindi nella benevolenza dei posteri, delineo come invalidante il diffuso mito della sorte incombente. La diffusa appercezione che rimanda ad ogni libero agire un destino inesorabilmente inglorioso, laddove le avversità assumono il ruolo di protagoniste, fautrici impietose e mute di giochi a noi incomprensibili e mai fortunosi.
In verità, nei composti ragionamenti e nelle cifre stilistiche che ne conseguono, il pensiero umano, pur animato da trascendenze, irradia effetti reali.
Interpretare quindi la sorte come unEntità accigliata, inter-ferente e pronta a calare la sua scure sul nostro capo e sulle nostre azioni é una consuetudine incauta, un gemito scaramantico di dubbia efficacia.
QuestEpoca lacerata e dissennata sembra sopravvivere in modo dimesso ed artificioso, subire la pressione della sua a-storicità, del suo tendenziale e progressivo disconoscimento della contemporaneità ed utilità della Cultura passata.
In realtà, rifacendoci alla Storia, nessuna entità malevola scruta lagire umano, nessuna sorte incombe sul destino delluomo se non quella stessa che luomo produce e proietta, più o meno inconsapevolmente, su di sé.
Ciò avvalora la tesi che tutto ciò che ci accade è causale: poiché, nei limiti naturali e temporali che ci pertengono, pur nella complessità degli eventi, la causa è in noi stessi: siamo solo noi, esorcizzando la sorte con le parole di Vasco Rossi.
Massimiliano Barbin Bertorelli