Complicare è semplice. Illogica del quotidiano
[caption id="attachment_195026" align="alignleft" width="300"] Complicare è semplice. Illogica del quotidiano[/caption]
GENOVA. 19 MAR. E illimitata la capacità ed inusitata la frequenza con le quali luomo riesce a complicarsi la vita.
Tale aspetto lo distanzia progressivamente dal concetto di esperienza intesa come strumento utile a trarre beneficio potenziale da ogni altra precedente situazione, secondo un metodo adattivo ampiamente collaudato, fin dalle origini, da ogni essere vivente.
Nonostante ciò, egli pare affrontare da neòfita le cose e le vicende ordinarie, implicando una tal gravità e malcelato timore da appesantire, oltre sé stesso, anche chi, a turno, ne segue le sorti.
Impresa ancor più colossale ed inarrivabile, riesce persino a complicare le cose più semplici: quelle che, se anche meritassero la nostra occupazione, no di certo la nostra pre-occupazione.
A questo punto del discorso, per meglio chiarire il sintetico e provocatorio assunto, è opportuno esprimere una possibile connotazione di semplice, attribuendone il significato a tutto ciò che caratterizza e promana dalla originaria natura umana.
Bere è una cosa semplice (disponendo dacqua), più facile ancora è respirare canta Lucio Battisti. E, nella categoria delle cose semplici, a pieno titolo rientrano il confronto con i propri simili, dialogare, esporre i propri pensieri, esprimere sentimenti, qualità essenziale e miracolosa della nostra esistenza. Inoltre, su tali basi, assegnare adeguate priorità.
In questa prospettiva, la priorità assegnata ad una comunicazione latitante, quantomeno alterna e diffidente o, ancor peggio, tattica e strumentale, é causa certa di complicanza e di incrinature nei rapporti sociali di qualsivoglia tipo.
Tatticismi indotti, forse, da eccessiva riverenza o timore verso laltrui giudizio, da uninnata attenzione nel soppesare ogni singola parola, da un avara inclinazione emotiva tale da escludere gli altri piuttosto che includerli, dal sottrarre piuttosto che aggiungere, dallomettere o mistificare piuttosto che rivelare.
Di certo mettere in comune diviene un concetto denso di ostacoli, complesso e rischioso. Un percorso condiviso che tuttavia assolve alla funzione di inquadramento delle singole questioni, semplificandone la portata ed anticipandone leventuale risoluzione.
A tal proposito, può aiutare a circoscriverne lambito la seguente riflessione di J. Lec: il peso di un problema va calcolato al lordo, noi compresi.
Introdurre troppe variabili in unequazione confonde ed allontana la sempre possibile soluzione. Non di meno, ne accresce la difficoltà. E costituirci noi stessi ad impedimento diviene illogico, oltreché nocivo.
A questo punto, ipotizzando una timida ed umbratile veridicità dellassunto, azzardo una conclusiva proposta: non è il caso di considerare un vero e proprio reato tale dannosa propensione a complicare? Non è il caso di prevedere una sostanziosa ammenda per un comportamento così inutilmente inglorioso e civicamente logorante?
Massimiliano Barbin Bertorelli